IL DARFUR CONTINUA A MORIRE

Provate, mentre leggete questo pezzo, a chiudere gli occhi per un istante e immaginate di essere in Sudan.
Più precisamente in una regione del Sudan, in Darfur, remota parte dell’Africa. Ci sono tante donne come noi, donne alla disperata ricerca di cibo e medicine per salvare i loro bambini, denutriti e feriti dai “cavalieri cattivi”( ribelli/ predoni/ combattenti).
Combattono per la sopravvivenza. Mentre milioni di persone fuggono, circa diecimila vite, ogni mese, abbandonano il loro corpo in un mare di fango, dopo interminabili richieste di aiuto.

Si, diecimila morti ogni mese.
Con ansia aspettavano un convoglio dell’Unicef, potevano ricevere aiuto, protezione, cibo e le medicine necessarie, ma sono arrivati loro, i nemici, e con mitra alla mano hanno bloccato il convoglio e lo hanno depredato di tutto.
A chi chiedere aiuto? Fuggire è l’unica salvezza. Ma dove? I ribelli hanno bruciato le loro case, hanno razziato il loro bestiame, hanno trafugato ogni loro avere. Non hanno più nulla, tranne la loro vita.
Ma quanto vale la loro vita? Stremati dalla fame e dalla disperazione giorno dopo giorno, migliaia di persone raggiungono i campi profughi.
Intanto la guerra fa da padrona assoluta.

Ma i nemici non sono solo i ribelli, no.
Fiumi, torrenti e cascate di pioggia si stanno abbattendo sui profughi.
In pochi attimi tutto ciò che hanno, che è ben poco, è sommerso: strade, cortili e le loro tende, fatte di rami e di teli di plastica. Restano lì, inermi, ad assistere alla forza della natura cosi violenta e loro nemica.
Si stringono gli uni contro gli altri, i bambini stretti da grandi teli sulle spalle delle madri. I loro piedi ormai sono irriconoscibili, per aver percorso troppi kilometri senza sosta.
L’acqua si infiltra ovunque, la terra diventa fango. I bambini più grandi cercano un riparo al chiuso, si ammassano. Hanno fame, hanno la malaria, la polmonite. Con gli occhi cercano il sorriso della madre. Hanno paura.
Sanno che se lasceranno quel misero rifugio cadranno nelle mani dei loro aguzzini e per loro sarà morte certa.

E intanto i giorni passano, il mondo sa, ma nulla ancora riesce a fare.
Il Parlamento europeo ha chiesto di “…fermare il genocidio e punire tutti i responsabili di crimini contro l’umanità”.
Le Nazioni Unite hanno definito il Darfur la più grave crisi umanitaria in corso nel mondo.
Fino ad ora le pressioni internazionali sul governo sudanese non sono giovate a fermare il massacro.

E mentre gli uomini ai vertici della politica mondiale discutono le varie possibilità per porre fine a questa inutile guerra, loro, i bambini, come sempre sono i primi a pagarne le conseguenze.
Pagano con la loro vita innocente, forse colpevoli solo di essere nati in una terra di nessuno, dove l’occhio del potere occidentale non si è posato.

Sudan, Darfur, sembra lontano da noi, ma la loro storia, la loro lotta per la vita invece è qui, nella nostra coscienza.
Noi siamo testimoni e non possiamo dire: “non lo sapevo”.