UNICEF

«Sono rimasta molto colpita dalle difficoltà che così tanti bambini e adolescenti si trovano ad affrontare nella vita. Ho sempre sperato di dare il mio personale contributo per combattere la violenza, la guerra e l’ingiustizia, il cui prezzo quasi sempre viene pagato dai più piccoli. Non lasciamo soli i bambini e le donne della Sierra Leone. Aiutiamoli»

Nell’agosto del 2002 mi sono recata in Sierra Leone per visitare una serie di progetti portati avanti dall’UNICEF in tutto il paese, da Freetown a Kambia, da Kenema a Makeni.
In particolare ho visitato i progetti di recupero e reinserimento sociale degli ex-bambini soldato, di assistenza sanitaria materno-infantile, di sviluppo comunitario e per le donne, di vaccinazioni e di istruzione in situazioni di emergenza.

Purtroppo la Sierra Leone, come altri paesi dell’africa, è quello con il più alto tasso di mortalità tra i bambini da 0-5 anni (170 bambini su mille nati vivi non arrivano al primo anno; 316 bambini su mille nati vivi, non arrivano al quinto anno di vita) e di mortalità materna (su 100 mila parti 1.800 madri muoiono per complicazioni insorte nel corso della gravidanza o durante il parto stesso).

Per questo dopo il ritorno in Italia, ho cercato con tutte le mie forze di portare avanti dei progetti che potessero per lo meno ridurre questo orrore.
Grazie alla collaborazione dell’Associazione Culturale Calliope e il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e Unicef, è stato possibile realizzare diversi cortometraggi che parlassero e denunciassero quello che avevo visto con i miei occhi.
Dirigere un corto è un modo per raccontare le emozioni. Nel caso di Viaggio d’amore si trattava del rapporto tra padre e figlia, mentre Non si paga. Social theatre «descrive la situazione mozambicana e soprattutto insegna che grazie all’arte è possibile riscattarsi dalla propria dimensione di povertà sociale».

Dopo aver raccolto diversi fondi riesco quindi a ripartire per Sierra Leone, nel 2005, e realizzare un sogno: “Il nuovo reparto maternità dell’ospedale di Kenema”.

 

«Ce l’abbiamo fatta! Il reparto è attivo, i membri dello staff, molti dei quali conosciuti già tre anni fa, mi accolgono con l’emozione profonda che provo anch’io nel vedere il risultato concreto di un’azione costante e faticosa che ha coinvolto me e tanti amici dell’UNICEF

 

La nuova struttura è oggi il principale punto di riferimento per le donne in gravidanza nell’intera area orientale della Sierra Leone, paese con un disperato bisogno di servizi per una maternità sicura.